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martedì 5 luglio 2011

TRILUSSA



Celebri aforismi di Carlo Alberto Salustri




§                     Anche l'amore è un'arca  che salva dal diluvio della vita  ma a tempesta finita  non si sa mai la roba     che si sbarca.
§                     Chi a raccoglier allori non s'adopra, non può sognare di dormirci sopra.
§                     Il caso ci protegge più di qualunque legge.
§                     Lo struzzo magna più der necessario perché se crede un alto funzionario.
§                     Quando l'orgoglio pensa: – Non posso, dice: – Non voglio.
§                     Se vôi l'ammirazione de l'amichi nun faje capì mai quello che dichi.
§                     Se insisti e resisti raggiungi e conquisti.
§                     Sovrano come er popolo sovrano | che viceversa nun commanna mai.
§                     Spesso una cosa stupida si regge perché viene approvata dalla Legge.

domenica 3 luglio 2011

La corsa delle bighe a Villa Borghese di Cesare Pascarella

ER VINCITORE 

Quann'agnedi da la deputazione,
a pijà la corona e la bandiera,
avevi da sentì che sonajera 
d'applausi e si che straccio d'ovazione!

E, intanto che passavo, le persone 
(che de gente Dio sa quanta ce n'era!),
me tiraveno addosso mele, pera, 
sigheri, fiori e cocce de limone.

E io vestito da antico romano,
co' la corona d'oro su la fronte,
me facevo er mi' giro piano piano.

Stavo sur carro come er re Fetonte;
co' l'érmo in testa, co' la frusta in mano.
Parevo tale e quale Orazio ar ponte. 


ER PERDITORE 

So' 'rivato seconno, so' 'rivato!
Subito, che li possino ammazzalli,
me diedero du' capre pe' cavalli,
come avevo da fa', Cristo beato?

Fu un miracolo si nun so' restato
a mezza strada. Avevi voja a aizzalli;
ma gnente! Avevi voja de sterzalli,
d'abrivalli... Macché! Tempo buttato.

Io pe' me je lo dissi ar mi' padrone:
fatemi 'sta finezza, sor Mardura,
co' 'sti pianforti nun me fate espone.

E lui gnente. Ma intanto la figura 
chi l'ha fatta co' la popolazione?
Me viè' da piagne' come 'na cratura!

giovedì 30 giugno 2011

Mario dell'Arco

Hanno voja le nuvole
a calà come farchi su Castello:
c’è l’Angiolo de guardia: un mulinello
a grugno duro in mezzo a la masnada,
e come vede azzuro
aripone ner fodero la spada.
“Castel Sant’Angiolo”, 1946

La cuppola è un pallone
ancorato sur tetto.
Chi è che l’ha gonfiato? L’architetto,
e lo fa seccardino o buraccione
secondo er fiato che se trova in petto.
Abbotta le ganasse Boromini:
soffia, e sorteno tanti cuppolini;
ce mette, drento, un’ala de pormone
Micchelangiolo, e nasce er Cuppolone.
“Cuppole”, 1946

Mario dell'Arco


Mario dell'Arco nome scelto da Mario Fagiolo per firmare le sue opere letterarie (Roma, 12 marzo 1905  Roma, 3 aprile 1996) è stato un architetto e poeta italiano.
Mario Fagiolo nasce a Roma, in via dell'Orso da genitori "castellani", il padre di Genzano e la mamma di Marino. Inizia la scuola a sei anni presso le suore tedesche di San Basilio (piazza Barberini), che oggi non ci sono più. L'anno successivo va dalle suore inglesi di San Sebastianello(Villa Medici) e, come lo stesso poeta ci dice: “Dal prematuro contatto con lingue forestiere nasce la mia nausea e, nell'affabulare poesie, la scelta del romanesco”. Pubblicò nel corso della sua lunga vita una cinquantina di libretti di poesie, ideò alcune pubblicazioni come Il Belli, Il nuovo Belli e Il nuovo Cràcas - dal noto giornale romano, edito dal 1716 in poi, dal nome della famiglia di stampatori Cràcas, ed altre riviste.
Nel 1952 venne conosciuto da un più vasto pubblico, collaborando con Pier Paolo Pasolini all'antologia Poesia dialettale del Novecento, per i tipi di Guanda.
È morto a Roma il 3 aprile 1996. Aveva avuto, l'anno precedente, una sua grande soddisfazione con la concessione della cittadinanza onoraria a Genzano di Roma (o come lo stesso poeta amava chiamare Genzano dell'infiorata) il paese del padre e in cui si era ritirato nel1966. Riposa insieme ai suoi cari in quel cimitero nella tomba da lui stesso progettata.

sabato 25 giugno 2011

L' Omo e la Scimmia di Trilussa




L' Omo disse a la Scimmia:
-Sei brutta , dispettosa:
ma come sei ridicola!
ma quanto sei curiosa!
Quann' io te vedo, rido:
rido nun se sa quanto!...

La Scimmia disse : - Sfido!
T' arissomijo tanto!

sabato 18 giugno 2011

Cesare Pascarella

Cesare Pascarella (Roma, 28 aprile 1858Roma, 8 maggio 1940) è stato un poeta e pittore italiano.


« Sonetti in dialetto romanesco, originali, - che dopo il Belli pare impossibile, - ha trovato modo di farne Cesare Pascarella... ...In questi di Villa Gloria il Pascarella solleva di botto con pugno fermo il dialetto alle altezze epiche »  G. Carducci 




 
La nota caratteristica della sua personalità è l'irrequietezza: dopo il viaggio in Sardegna del 1882 con D'Annunzio e Scarfoglio alla scoperta di un mondo considerato misterioso ed arcaico, continua a viaggiare moltissimo (India, Giappone, Stati Uniti, Cina, Argentina, Uruguay), annotando nei suoi Taccuini disegni e osservazioni acute e caustiche. Tuttavia l'uomo è profondamente legato alla sua città, scenario privilegiato di molte sue opere, e abitò per tutta la vita in Campo Marzio, tra via dei Portoghesi, via dei Pontefici all'Augusteo, via della Scrofa, via Laurina, via del Corso.
Già prima della grande guerra, attorno al 1911, l'insorgente sordità, una sua nativa inclinazione alla solitudine e probabilmente la crescente consapevolezza di essere ormai uomo di un'altra epoca, definitivamente tramontata, portano Pascarella a sottrarsi del tutto alla mondanità letteraria romana.
Muore a Roma l'8 maggio 1940, in solitudine.

- da La Scoperta de l'America

Vedi noi? Mò noi stamo a fà bardoria:
Nun ce se penza e stamo all'osteria...
Ma invece stamo tutti ne la storia.

- da Storia nostra: La fondazione di Roma

A queli tempi lì nun c'era gnente...
La poteveno fa' pure a Milano,
O in qualunqu 'antro sito de lì intorno.
Magara più vicino o più lontano.
Potevano; ma intanto la morale
Fu che Roma, si te la fabbricorno,
La fabbricorno qui. Ma è naturale,
Qui ci aveveno tutto: la pianura,
Li monti, la campagna, l'acqua, er vino...
Tutto! Volevi annà in villeggiatura?
Ecchete Arbano, Tivoli, Marino.
Te piace er mare? Sorti de le mura,
Co' du' zompi te trovi a Fiumicino.
Te piace de sfoggia' in architettura?
Ecco la puzzolana e er travertino.
Qui er fiume pe' potecce fa' li ponti,
Qui l'acqua pe' poté fa' le fontane,
Qui Ripetta, Trastevere, li Monti...

da La scoperta dell'America

Si ar monno nun ce fosse er matrimonio, | Ma sai si quanta gente sposerebbe!