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mercoledì 7 settembre 2011

NOTTURNI TRASTEVERINI - PASSEGGIATA CON INTERMEZZI TEATRALI


venerdì 9 settembre
ore 19.45 - Appuntamento: Piazza Santa Maria in Trastevere, davanti alla basilica
Passeggiata con intermezzi teatrali romaneschi a cura delle dott.sse Claudia Marotta, Angela Rossini.
L’esposizione delle memorie storiche di questo celebre rione narrate dalla guida è ravvivata da un testimone d’eccezione che, attraverso i più famosi sonetti romaneschi di Belli e Trilussa, ricrea l’atmosfera popolare della Roma papalina, incarnando lo spirito scanzonato e battagliero dell’autentico “romano de Roma”. Entrambi accompagneranno i visitatori attraverso i tortuosi vicoli alla scoperta di autentiche case medievali, piccole chiese trasformate in tipiche trattorie, affascinanti cortili che si aprono su scorci mozzafiato, testimoni di antiche memorie come la casa appartenuta alla celebre “Fornarina”, amata di Raffaello, che custodisce il tronco secolare della vite più antica di Roma.
COME PARTECIPARE:
- La prenotazione è obbligatoria, può essere effettuata telefonicamente o per email;
- il pagamento avviene al momento della visita. Si prega di comunicare tempestivamente un eventuale annullamento della prenotazione

Per comunicazioni urgenti inerenti esclusivamente la visita del giorno potete contattare il 320 7996971 nella fascia oraria in cui è programmata la visita.
N.B. La cooperativa si riserva di annullare o modificare le visite in caso di maltempo o nel caso in cui non venisse raggiunto il numero minimo di partecipanti.
Spazio Libero soc. coop. soc.
tel. 06 70454544 - 77201975 info e prenotazioni
e-mail info@spazioliberocoop.it
sito ufficiale www.spazioliberocoop.it
Costo visita € 12,00

Prenotazione obbligatoria telefonica o per mail

giovedì 21 luglio 2011

TeleMomò live


Telemomò è uno spettacolo-format, ovvero il definitivo rovesciamento della televisione che, da piazza virtuale che invade e colonizza il telespettatore ridotto a individuo passivo e impossibilitato a interagire, ritorna – pur in una sua versione “teatrale” e abbassata - al centro di una piazza vera reinventandosi ludicamente una propria dimensione pubblica e per questo politica.


È televisione a filiera corta, autarchica, ecologica e interattiva. È il disvelamento esilarante della povertà del linguaggio televisivo, con il suo bagaglio di campi e controcampi, primi piani espressivi e dettagli significativi, che viene mimato mediante la povertà materiale di un teatrino d’animazione artigianale. Un cavalletto sul quale è fissata la cornice bucata di una televisione, tanto basta per rappresentare sceneggiati, telegiornali, documentari e pubblicità. Il montaggio è il dentro-fuori di primi piani reali e bambole di plastica di  mezzibusti televisivi fatti di barbie senza gambe, e ancora parrucche, giocattoli, pezzi di corpo e brandelli di oggetti. Telemomò è anche il pulpito dal quale lanciare “autorevolmente” improbabili proclami politici e surreali analisi sociologiche. “Se la televisione ha fatto l’Italia di oggi, di lì si dovrà passare per disfarla”


Autore: di e con Andrea Cosentino
Interpreti: Andrea Cosentino
Prezzi: €10, €16 inclso aperitivo
  • Casa Internazionale delle Donne
    sabato 23 luglio 2011ore: 21

lunedì 18 luglio 2011

Vicolo dell'Atleta

Il nome di questo vicolo deriva dal ritrovamento, avvenuto intorno alla metà dell'Ottocento, della statua dell'atleta detto Apoxyomenos, dal greco colui che si pulisce il corpo con la strigile, un attrezzo a lama ricurva, perlopiù in avorio, che gli antichi utilizzavano per pulire la pelle dall'olio o dalla polvere, dopo il bagno o la lotta. La statua (nella foto 1), ora ai Musei Vaticani, è una copia in marmo dell'originale bronzeo dello scultore greco Lisippo (IV secolo a.C.), collocata originariamente all'ingresso delle Terme di Agrippa. Si narra che l'imperatore Tiberio fece trasferire la statua nella sua residenza personale ma fu costretto a restituirla per l'insistenza del popolo, che ad ogni sua apparizione la reclamava a gran voce. La statua oggi si presenta sostanzialmente in buone condizioni, a seguito degli interventi dello scultore Tenerani, che provvide al restauro dopo il ritrovamento, ed alla completa ed approfondita pulitura del 1994. L'Apoxyomenos fu rinvenuto insieme ad altri reperti, quali alcune parti di statue bronzee ed un cavallo, anch'esso bronzeo ed opera di Lisippo. Il vicolo, come già menzionato, assunse questo nome nel 1873 dopo il ritrovamento della statua, ma un tempo si chiamava vicolo delle Palme, per la presenza di tali alberi dinanzi alla vecchia Sinagoga degli ebrei: infatti fu proprio in questa zona che si stabilì, fin dai tempi della Repubblica, il primo nucleo della comunità ebraica, prima del suo spostamento nel rione S.Angelo, risalente al periodo medioevale. La Sinagoga fu fondata dal lessicografo Nathan ben Jechiel (1035-1106) e si presume che abbia avuto sede dove oggi è situata una bella casa medioevale (nella foto in alto), con loggia ad arcate su colonne ed una cornice ad archi su mensolette in pietra: a conferma di questa ipotesi la colonna centrale dell'arcata presenta ancora oggi alcuni caratteri ebraici scolpiti nel marmo. La Sinagoga andò distrutta a seguito di un grave incendio il 28 agosto 1268.

venerdì 15 luglio 2011

Piazza Mastai

La piazza prende il nome dalla famiglia di papa Pio IX, che fece costruire la Manifattura Pontificia dei Tabacchi (nella foto sopra) tra il 1860 ed il 1863, su progetto di Antonio Sarti. L'edificio, originariamente più lungo con i fabbricati laterali poi demoliti, si estendeva per 168 metri e presenta un fronte centrale con otto colonne doriche sovrastante l'alta base bugnata del pianterreno con ammezzato e sovrastata da una trabeazione con la scritta PIUS IX P M OFFICINAM NICOTIANIS FOLIIS ELABORANDIS A SLO EXTRUXIT ANNO MDCCCLXIII, ovvero Pio IX Pontefice Massimo costruì dalle fondamenta la fabbrica dei tabacchi nell'anno 1863. Un grande timpano triangolare conclude la facciata. Tra le colonne sono posti tre stemmi: al centro quello di Pio IX, a sinistra quello della Camera Apostolica ed a destra quello di monsignor Ferrari, Ministro delle Finanze. Il portale è piuttosto basso rispetto alla maestosità dell'edificio tanto che il pontefice, durante la sua visita del 14 ottobre 1869, ironizzò sulle ridotte dimensioni del portone esclamando: "Adesso che sono entrato dalla finestra, fatemi vedere dov'è la porta!". L'edificio fu completamente ristrutturato nel 1927 e poi ricostruito negli anni Cinquanta su progetto di Cesare Pascoletti: fu in questa occasione che vennero demoliti i fabbricati laterali. Il nuovo palazzo fu destinato alla direzione generale dei Monopoli di Stato. 


Gianni Rodari - da "Filastrocche lunghe e corte" - Editori Riuniti, Roma, 1981
In piazza Giovanni Mastai Ferretti
fanno il bagni i ragazzetti,
fanno i tuffi nella fontana
della tranquilla piazza romana.
Passano i filobus, la circolare,
pieni zeppi da scoppiare.
Dai finestrini i passeggeri
osservano i tuffi con sguardi severi
e minacciando col dito
dicono: "Guai! E' proibito!"
Ma io posso leggere nel loro cuore,
sotto la giacca, sotto il sudore.
E dentro c'è scritto: "Fortunati
quei diavoletti scatenati!
Sarebbe bello, invece di andare
al ministero a scribacchiare
tuffarsi con loro nella fontana
d'una tranquilla piazza romana,
dimentacare il caldo e i guai
nella fontana di Piazza Mastai."

mercoledì 13 luglio 2011

Galleria nazionale di Palazzo Corsini

La Galleria Nazionale di Palazzo Corsini è un museo artistico di Roma, ospitato nel Palazzo Corsini alla Lungara, presso il rione Trastevere. Il museo, parte della raccolta della Galleria Nazionale di Arte Antica, conserva un nucleo di raffinate opere, per lo più di pittura italiana e fiamminga tra il XVI e il XVII secolo.



La raccolta, arricchita grazie ai lasciti e alle donazioni Corsini a partire dal Settecento, vanta un raffinato nucleo di dipinti che spazia tra XIV e XVIII secolo, con una predominanza della pittura italiana (specialmente romana, bolognese e napoletana) barocca e importanti esempi di opere di bamboccianti e paesaggisti.
La prima sala della galleria vanta un gran numero di tele di grandi dimensioni del XVII e XVIII secolo, per lo più a soggetto paesaggistico e religioso. La sala successiva ospita un nucleo dei cosiddetti pittori "primitivi", tra cui spicca il Trittico con Pentecoste, Giudizio Universale e Ascensione di Beato Angelico, rara opera quattrocentesca presente in galleria sin dal 1740. L'arte rinascimentale è rappresentata da alcune opere, tra le quali l'Adorazione dei pastori, dipinto di Jacopo Bassano.
L'arte barocca è costituita da un eccezionale numero di capolavori, come il San Sebastiano curato dagli angeli (1602-1603), opera romana del pittore Pieter Paul Rubens, la Madonna della Paglia, tela legata al soggiorno italiano di Antoon van Dyck, la Madonna col Bambino di Bartolomé Esteban Murillo e il San Giovanni Battista di Caravaggio (1603). Al suo fianco è la Madonna col Bambino, affascinante opera di Orazio Gentileschi, già attribuita a Caravaggio stesso.
Nella sala dedicata al Settecento si conserva un vasto nucleo di opere di Carlo Maratta, come la Madonna col Bambino, Martirio di Sant'Andrea, Rebecca alla fonte e la Fuga in Egitto, oltre al Trionfo di Ovidio di Nicolas Poussin. Le sale successive offrono squisiti esempi di arte emiliana (con opere di Giovanni Lanfranco) e della pittura seicentesca napoletana. In quest'ultima categoria vanno segnalate le opere di Salvator Rosa, alla cui produzione è legata il sanguinolento Prometeo e le ariose tele raffiguranti Battaglie e Paesaggi. Nella medesima sala è custodito il grandioso Venere scopre Adone morto, capolavoro di Jusepe de Ribera (1637) in cui predomina il chiaro colorismo tipico di Diego Velázquez. Esemplare è anche la tela raffigurante Cristo tra i dottori, opera di Luca Giordano, allievo del Ribera.

Trastevere, musica e cabaret processioni e fuochi: è la Festa de Noantri



La maratona in diretta di «Ottovolante Live», trasmissione contenitore di Rai Radio 2 all'insegna della comicità, presentata da Dario Ballantini e aperta dal concerto di Sergio Caputo, l'omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia con le liriche di Giuseppe Verdi, l'animazione per bambini.
Sono alcune delle novità che arricchiscono il calendario della Festa dè Noantri, al via dal 16 al 24 luglio nel rione Trastevere, presentata oggi presso la sede del Municipio I dalla consigliera delegata alle politiche culturali Anna Lisa Secchi, da Sergio Grazioli presidente dell'Osservatorio della Festa dè Noantri, di Cristiana Merli che ha curato lo show di «Ottovolante Live». Puntuali ritornano le processioni che aprono e chiudono la festa: il 16 luglio con la Madonna del Carmine portata da largo De Matha a S. Cosimato (da cui ritornera a S. Agata alla fine dell festa), mentre il 24 luglio la Madonna Fiumarola sfilerà in barca fino a ponte Garibaldi per arrivare a S. Maria in Trastevere. Nella giornata d'apertura, protagoniste anche le fanfare dei Bersaglieri. Domenica 17 luglio, giornata di rievocazioni storiche, tra parata di macchine d'epoca e sfilata di antichi romani dalla VII corte, la caserma pretoriana dei vigili del fuoco, a S. Cosimato, con combattimento finale. Lunedì' 18 è la volta di «Ottovolante Live». Racconta Cristiana Merli: «Due ore all'insegna della risata, presentata da Dario Ballantini e Savino Zaba. Aprirà Sergio Caputo con i suoi successi Sabato italiano e Garibaldi innamato, poi cinque comici famosi si alterneranno sul palco, Corrado Nuzzo e Maria di BiaseCarmine Faracco, Antonello Costa con show di ballerine, Omar Fantini il bergamasco. E non mancheranno sorprese». Musica e teatro, tra Roma antica, musica romana in chiave moderna, canzoni della tradizione romana. Incontri e dibattiti sulla storia di Roma e Trastevere, spazio bimbi tutti i giorni con tanto di spettacolo itinerante per bambini. Ancora Torneo di biliardino, la boxe a Piazza S. Cosimato, percorso interattivo nelle memorie, Trastevere ieri e oggi raccontato da Sandra Petrignani, cena itierante, concerto di Mosbanda e sfilata di moda. Ancora la motra di pittura a Piazza Trilussa (21/7) e visite guidate al Gianicolo. Si conclude con lo spettacolo pirotecnico dal Giardino degli Aranci. Sergio Grazioli sottolinea il lavoro che c'è stato alla base del programma: «Abbiamo convocato tutte le associazioni del quartiere per avere uno scambio culturale sulle iniziative da mettere in campo».

venerdì 8 luglio 2011

Vicolo del Bologna

Il toponimo deriva dal falegname o chiavaro Alessandro detto il Bologna, perché bolognese, del Cinquecento, che prestò la propria opera per la fabbrica dell’Aracoeli. Caratteristiche alcune piccole memorie. […]

Al n. 37 vi è un mascherone con due putti ai lati su un edificio cinquecentesco con portone bugnato, ed un’edicola della Madonna. […]

Sull’edificio al n.7 vi è un’altra edicola mariana del Settecento con cherubini, con baldacchino e cupolino. Presso il n. 2 vi è il bando del 12 novembre 1735 col quale si viera di gettare immondizie nelle strade. Il testo è il seguente: «D’ordine di monsig. presidente /delle strade si proibisce a/quals.a persona di potar/ne gettare immondizie di sorte alcuna/in questo loco sotto pena di scudi/dieci d’oro e della carcerazione/dato questo di XII novembre 1735/Orsini notaro».

mercoledì 6 luglio 2011

Gianicolo

L'occupazione del Gianicolo, che la tradizione attribuisce al re Anco Marcio, era indispensabile alla difesa della città: il colle costituiva la naturale testa di ponte sulla riva destra del Tevere, di fronte al ponte Sublicio. Sul Gianicolo vennero sepolti noti personaggi: oltre al mitico re Numa, ricordiamo i poeti Ennio e Cecilio Stazio. Il colle fu sacro a Giano (donde il nome) che vi aveva istituito la sua città e vi aveva dedicati tanti altari quanti erano i mesi dell'anno. Giano, il dio bifronte, regnava, secondo la religione romana, su ogni luogo di passaggio (Giano deriva dal latino ianus, cioè porta, uscio) e, visto che il Gianicolo fungeva simbolicamente da porta della città verso l'esterno, la sua ubicazione in questo luogo è alquanto logica.Fu anche teatro degli eroici eventi che si svolsero nel 1849, quando l'esercito francese attaccò la città. I repubblicani di Garibaldi resistettero per settimane alle truppe francesi di gran lunga superiori, finché non furono sopraffatti: a ricordo di ciò, in piazzale G.Garibaldi sorge la grande statua equestre di Garibaldi (nella foto in alto), opera di Emilio Gallori ed inaugurata nel 1895. Alla base della statua vi è scritta la celebre frase "O Roma o morte".
 Secondo un'antica tradizione, il mezzogiorno viene annunciato a Roma da un colpo di cannone sparato dalla terrazza del Gianicolo.

martedì 5 luglio 2011

Fontana della botte




In via della Cisterna, inquadrata in un arco di travertino, troviamo la Fontana della Botte. Il monumento idrico è formato da una base sulla quale poggia un “caratello” la cara, vecchia, botte da vino. Da un foro posto al centro fuoriesce, allegro e fresco, un fiotto d'acqua che si riversa nella vasca sottostante a forma di tino da mosto.
La botte centrale è affiancata da due misure per il vino di un litro ciascuna da cui esce acqua. La Fontana della Botte venne realizzata, nel 1927, dall'architetto Pietro Lombardi in allusione alla caratteristica di questa zona della capitale, dove pullulavano osterie e trattorie. La fontana fu commissionata all'architetto dal Comune di Roma nell'ambito di una serie di opere volte a celebrare, allusivamente, i rioni di roma e le loro caratteristiche.
Una piccola nota di curiosità, poi, ce la può fornire il modo come, a Roma, venivano chiamate le misure del vino: un decimo di litro era un sospiro o un sottovoce; un quinto di litro era, invece, chirichetto mentre un quarto era un quartino; il mezzo litro era detto fojetta; il tubbo era un litro mentre due litri di vino erano chiamati barzilai dal nome dell'On. Barzilai (1860-1939) che, durante le sue campagne elettorali era uso offrire vino.

venerdì 1 luglio 2011

Vicolo del Cinque

                                                     Palazzo del Cinque ad angolo con via del Moro

Vicolo del Cinque collega piazza Trilussa a via della Scala e prende il nome dall'edificio proprietà della nobile famiglia romana dei del Cinque, di cui si ha una prima menzione nel 1416 con un Vincenzo, priore dei caporioni di Trastevere; in seguito molti rappresentanti della famiglia furono conservatori e un Niccolò fu a capo del Senato nel 1552, ma fu con Gian Paolo, nel 1759, che il casato venne iscritto al patriziato romano con il titolo di marchese. L'edificio, a due piani, ha conservato nel tempo le sue rinascimentali caratteristiche originarie, nonostante i numerosi interventi di restauro. 
A questo vicolo è legata la leggenda i un carabiniere che nel 1920 fu visto entrare in un portone dal quale non fu mai più visto uscire.

giovedì 30 giugno 2011

TORNA DAL 5 AL 9 LUGLIO IL “TNF - TRASTEVERE NOIR FESTIVAL” A ROMA

La manifestazione, che si svolge per il terzo anno a Trastevere, nel chiostro del complesso di Sant'Egidio, oggi Museo di Roma, è aperta il 5 luglio da Gianrico Carofiglio ed è chiusa il 9 da Sandro Veronesi. TNF è curato da Marco Panella per mostre e rassegne, mentre la parte letteraria è curata e condotta da Paolo Petroni. Ogni sera a ingresso libero due incontri alle ore 21 (chiacchierate sul libro e con l'autore), quindi una rassegna di fiction in collaborazione con History Channel, una mostra di fumetti noir d'epoca e prima dell'apertura, dalle ore 19,  "ArteinGioco" propone visite guidate per le vie di Trastevere con attenzione al passato noir del quartiere (5,00 euro, su prenotazione tel 06 44239949 - 06 44261289).
Questa edizione si intitola  ''100+50. Il noir racconta la storia'' ed esplora in due giornate ( 6 e 7 luglio) anche le zone d'ombra in occasione della ricorrenza unitaria:
- Mercoledì 6 luglio: con Giancarlo De Cataldo e Alessandro Cannevale
- Giovedì 7 luglio: con Marco Malvaldi e Luigi De Pascalis
quattro autori che hanno trattato con le note del nero gli scenari risorgimentali e post-unitari, dandone una lettura sorprendente e recuperandone, spesso, aspetti meno noti o trascurati.
Il programma delle altre tre giornate andrà oltre l'indagine storica:
- Martedì 5 luglio: apre Gianrico Carofiglio discutendo su chi abbia ucciso il senso di tante degradate parole oggi in uso, oltre che dell'avvocato Guerrieri, mentre, a seguire, il francese Serge Quadruppani tratterà il nero in versione verde, eco-ambientale grazie all'allarme lanciato dalle api.
- Venerdì 8 luglio: Massimo Pietroselli rivela i segreti del suo noir alchemico e l'esordiente Lorenza Ghinelli, a seguire, parla dell'idea del Divoratore, il suo primo romanzo, un thriller alla Stephen King.
- Sabato 9 luglio: Alessia Gazzola, anche lei al debutto, porta la visione e la sensibilità del  noir al femminile, mentre la chiusura è riservata a Sandro Veronesi, autore di ''XY'', per  affrontare il mistero e il senso del male.
Per la sezione Fiction, realizzata in partnership con History Channel, sono in programma, dal 5 all'8 luglio, "La Banda della Magliana". La vera storia  in  quattro puntate con interviste esclusive a testimoni e membri della banda. Sabato 9 luglio infine è di scena il mistery-noir con l'anteprima di "La vera storia di Jack lo Squartatore", fiction proposta nella versione originale in inglese con ambientazioni ricostruite in 3D, seguendo fedelmente lo scenario dell'epoca.
Il linguaggio del nero poi, nella sezione TNF Extra, presenta la mostra  "1960-1970. Gli anni d'oro del fumetto in giallo e nero" (82 diverse testate e 120 storie diverse), dedicata a uno dei più interessanti filoni del fumetto italiano che, con decine di testate - alcune di grandissimo successo, altre episodiche, moltissime dimenticate -  ha dato una forte impronta di genere alla produzione da edicola degli anni sessanta e settanta, riflettendo, nei temi e nei tratti, l'Italia di quegli anni.

Mario dell'Arco

Hanno voja le nuvole
a calà come farchi su Castello:
c’è l’Angiolo de guardia: un mulinello
a grugno duro in mezzo a la masnada,
e come vede azzuro
aripone ner fodero la spada.
“Castel Sant’Angiolo”, 1946

La cuppola è un pallone
ancorato sur tetto.
Chi è che l’ha gonfiato? L’architetto,
e lo fa seccardino o buraccione
secondo er fiato che se trova in petto.
Abbotta le ganasse Boromini:
soffia, e sorteno tanti cuppolini;
ce mette, drento, un’ala de pormone
Micchelangiolo, e nasce er Cuppolone.
“Cuppole”, 1946

mercoledì 29 giugno 2011

Fontana dell'Acqua Paola


La fontana (o “fontanone”) dell’Acqua Paola si trova a Roma, nel punto in cui la via Garibaldi raggiunge la sommità del Gianicolo, poco prima di Porta San Pancrazio. Si tratta della mostra terminale dell’acquedotto dell’”Acqua Paola”, ripristinato tra il 1608 e il 1610 da papa Paolo V.
All’inizio del XVII secolo le aree a destra del Tevere erano ancora scarsamente approvvigionate d’acqua, e la dotazione idrica delle zone di Trastevere, del Vaticano e di Borgo fu uno dei primi problemi affrontati dal papa Paolo V appena eletto. In realtà, come già per alcuni dei suoi recenti predecessori, il fine ultimo del pontefice era di poter disporre di una cospicua riserva d’acqua corrente per i giardini della sua residenza vaticana, ma il Comune di Roma accettò di contribuire alle spese per il ripristino dell’antico acquedotto Traiano che, ricevendo acqua dal lago di Bracciano, avrebbe consentito l’autonomia idrica delle zone a destra del fiume. Iniziati i lavori nel 1608, il progetto fu portato a termine nel 1610.
Commissionata a Giovanni Fontana, che la realizzò tra il 1611 e il 1612 con la collaborazione di Flaminio Ponzio, la mostra terminale del nuovo acquedotto ricalca molto da vicino il progetto della Fontana dell'Acqua Felice, la mostra terminale dell’acquedotto voluto da papa Sisto V, realizzata nel 1587 dallo stesso Giovanni Fontana. Il progetto originale prevedeva che l’acqua venisse raccolta in cinque vasche posizionate in corrispondenza di ciascun arco, ma nel 1690 papa Alessandro VIII commissionò a Carlo Fontana, nipote di Giovanni, la realizzazione di un progetto di ampliamento dell’opera. In occasione dello stesso intervento si provvide anche alla creazione, con opere di terrazzamento, dell’ampio piazzale antistante la fontana, che fino ad allora era quasi a strapiombo sul costone del colle.

Bibli, presto una nuova sede

Buone notizie per Bibli, la libreria di Trastevere costretta da uno sfratto ad abbandonare la storica sede di via dei Fienaroli a fine mese. Durante la serata organizzata da Sinistra ecologia e Libertà per salvare il caffè letterario, con ospiti d'eccezione come Leo Gullotta, Massimo Wertmuller e Mimmo Calopresti, l'assessore capitolino al Patrimonio, Alfredo Antoniozzi, ha assicurato: "All'inizio della prossima settimana consegnerò alle socie l'immobile che ospiterà la nuova sede, in via della Lungara".
Antoniozzi ha spiegato: "La delibera per l'assegnazione di una nuova sede a Bibli, che sorgerà nell'edificio del Buon Pastore, prevede un canone d'affitto di 3.200 euro al mese, più basso di quello attuale. Approvata dalla nostra giunta nel 2009, si era poi arenata in commissione Patrimonio, ma presto riceverà il via libera e sarà votata in consiglio comunale".
Intanto, giovedì 30 giugno gli amici di Bibli, da Tullio De Mauro a Erri De Luca, da Dacia Maraini a Ferzan Ozpetek, daranno l'addio alla sede storica con una maratona di letture. "Abbiamo invitato anche Alemanno e Zingaretti  -  annuncia Maggiulli  -  e abbiamo chiesto al presidente Giorgio Napolitano il permesso di leggere a suo nome l'incipit del suo libro preferito, come faranno gli altri ospiti".

lunedì 27 giugno 2011

Villa Spada

Al civico 1 di via Giacomo Medici si trova villa Spada (nella foto sopral'ingresso alla palazzina), costruita nel 1639 dall'architetto Francesco Baratta, su commissione di Vincenzo Nobili. La denominazione villa Spada comparve per la prima volta sulla pianta del Nolli nel 1748, nella quale si può osservare la proprietà attraversata longitudinalmente da due vialetti rettilinei e la palazzina con i giardini, appartenente al principe don Giuseppe Spada Varalli. Nel 1849 l'edificio divenne sede del quartier generale di Garibaldi, dopo la rovina di villa Savorelli. Villa Spada era tenuta dal battaglione dei Bersaglieri Lombardi, comandati dal colonnello Luciano Manara, di 24 anni, eroe delle Cinque Giornate di Milano e poi Capo di Stato Maggiore di Garibaldi. Nella notte tra il 29 e il 30 giugno i francesi sferrarono l'attacco decisivo: dopo la disfatta di villa Savorelli, come sopra menzionato, fu la volta di villa Spada. I francesi furono dapprima respinti da un contrattacco guidato da Garibaldi e da Manara, ma tornarono all'attacco con forze preponderanti. La villa fu squassata dalle cannonate e crivellata dal violento fuoco di fucileria. Manara fu ucciso da un colpo di carabina, ma i suoi bersaglieri continuarono a resistere. Era il 30 giugno 1849 e la sera stessa l'Assemblea della Repubblica decretava la cessazione della resistenza. La villa fu ricostruita secondo i disegni originali: la facciata, di colore chiaro in contrasto con le decorazioni grigio-pietra, è preceduta da una doppia scalinata a tenaglia, con al centro una piccola fontana a conchiglia, che conduce all'ingresso principale, una porta incorniciata sovrastata da uno stemma gentilizio. Ai due lati del portone, nella parte inferiore della facciata, si trovano due finestre sormontate da cornici ovali, mentre nella parte superiore due cornici vuote sormontate da un'aquila. Nell'attico, tra due piccole finestre, un'epigrafe latina così recita: "Villa Nobili. Viandante sappi che qui dove vedi la casa edificata da Vincenzo Nobili per ricreare gli animi tra le bellezze della natura, Cesare Augusto costruì l'emissario dell'acqua chiamata con il suo nome, originata dal lago Alsietino, quattordici miglia da Roma e condotta nella regione di Trastevere. È tutto. Va lieto e addio. Anno 1639"; naturalmente si fa riferimento all' Acquedotto Alsietino. Attualmente villa Spada è sede dell'Ambasciata d'Irlanda presso la Santa Sede.

Torre degli Anguillara


La Torre degli Anguillara e relativo palazzo sono situati in piazza Sidney Sonnino e costituiscono un unico complesso. Nel loro più antico assetto risalgono al XIII secolo: la prima parte del fabbricato è quella sul lato verso il Tevere (nella foto sopra), nel quale è ancora riconoscibile il portico con colonne a capitelli in forma di foglie. Fu il conte Everso II a ricostruire quasi dalle fondamenta il palazzo con torre, intorno al 1455, creando, oltretutto, la parte di fabbrica su via della Lungaretta ed imprimendo ovunque lo stemma con le due anguille incrociate. Nel 1538 il palazzo passò ad Alessandro Picciolotti da Carbognano, amanuense della corte pontificia e vassallo degli Anguillara. Nel 1542 il complesso venne duramente danneggiato da un terremoto e da allora entrò in crisi. Divenne stalla, macello, cantina: prova di questo stato di degrado furono i nomignoli di Carbognano e Palazzaccio con i quali i trasteverini indicarono la costruzione. Infine, nell'Ottocento, la struttura passò ai Forti, una famiglia della borghesia trasteverina, la quale vi insediò una fabbrica di smalti e vetri colorati e la rese nota per un presepio particolarmente artistico. Nel 1887 il complesso fu espropriato dal Comune di Roma, che ne curò il restauro nel 1902 affidandolo all'architetto Fallani. Risultò una ristrutturazione un pò artefatta, specialmente nella merlatura della torre. Il portale quattrocentesco è sovrastato da una finestra con uno stemma di Everso II; una scalinata coperta conduce alla loggia ad arcate. La facciata su via della Lungaretta ha conservato le antiche finestre crociate, ma quelle centinate al pianterreno sono un rifacimento. Nel 1921 il complesso fu affidato alla "Casa di Dante", una società promotrice di studi danteschi. 

domenica 26 giugno 2011

NUMMERI

di Trilussa
- Conterò poco, è vero:
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.
1944

sabato 25 giugno 2011

TRILUSSA - La ninna nanna della guerra (1914)

... Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Giggi Zanazzo


Giggi Zanazzo, all'anagrafe Luigi Antonio Gioacchino Zanazzo, (Roma, 31 gennaio 1860Roma, 13 dicembre 1911), è stato un poeta, commediografo, antropologo e bibliotecario italiano. Studioso delle tradizioni del popolo romano e poeta in romanesco, è considerato, insieme con Francesco Sabatini, il padre fondatore della romanistica. Alla sua scuola mossero i primi passi Trilussa e i più bei nomi della poesia dialettale della Roma d'inizio secolo.


Quanno ve se fanno nere l'ógna de le mano, e cciavete l'occhi sbattuti e accallamarati, e la lingua spòrca, allora è ssegno che nun ve sentite troppo pe' la quale..
Presempio, a le donne, quanno nu' stanno bbene, la féde jé s'appanna; e, ne lo spostalla un tantinèllo dar déto, ce se troveno sótto un cerchietto nero. Allora, a cchi pprème la salute, la prima cosa che ddeve fa', appéna nun se sènte sicónno er sòlito suo, è dde pijasse un bon purgante.
De tutte le purghe, la ppiù mmèjo perché llava lo stommico, sbòtta, e pporta via 'gni cosa come la lescìa, è ll'ojo de rìggine.
Quanno, sorèlla, una quarsìasi ammalatia che tte vó vvienì', trova pulito lo stòmmico, nun te pô ffa' ttanto danno nun solo, ma tte se leva d'intorno ppiù ppresto.


Da "Li quattro mejo fichi der bigonzo"

TRESTEVERINO II

Io, frater caro so’ tresteverino;
e tutto me pòi dì forché pidocchio;
quanno facevo er carettiere a vino,
l’orloggio solo me costava ‘n occhio:

marciavo che parevo un signorino!
Carzoni corti inzinent’ar ginocchio,
giacchetta de velluto sopraffino,
fibbie d’argento e scarpe co’ lo scrocchio:

er fongo a pan de zucchero, infiorato;
un fascione de seta su la panza;
e ar collo un fazzoletto colorato:

portavo tanti anelli d’oro ar deto
e catene, che senza esaggeranza,
parevo la Madonna de Loreto.

Libreria Bibli

Roma, 24 giu. - (Adnkronos) - ''Punto di riferimento di scrittori, intellettuali, artisti e cittadini, la storica libreria trasteverina Bibli rischia di essere vittima delle ciniche leggi di mercato". Lo ha dichiarato Stefano Marin, Presidente del Consiglio Municipio Roma Centro Storico.
"Non potendo sostenere i costi - ha continuato Marin - di un nuovo contratto d'affitto, il 30 giugno sara' sfrattata dai locali che per 16 anni l'hanno vista trasformarsi in uno dei salotti culturali piu' rinomati della Capitale. Il Sindaco deve dare seguito alla promessa di pubblicare un bando per l'assegnazione di nuovi spazi".
"Il Consiglio del Municipio Roma Centro Storico, dalla parte di centinaia di cittadini che in questi giorni si sono mobilitati sia nel quartiere che su facebook, ha votato all'unanimita' una risoluzione in cui si chiede al Sindaco e all'assessore alla Cultura del Comune di Roma di impegnarsi con urgenza. E' importante - ha concluso Marin - che quest'angolo di cultura, fatto di incontri, dibattiti, presentazione di libri e concerti, viva ancora. Perche' a Trastevere non resti solo lo scettro di epicentro della somministrazione''.