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giovedì 23 giugno 2011

S. Maria della Scala

La fondazione della chiesa di S.Maria della Scala fu conseguenza di una serie di episodi che caratterizzarono questa zona di Trastevere alla fine del XVI secolo. Narra la tradizione che, nello stesso luogo dove oggi sorge l'edificio, vi fosse, accanto alla scala d'ingresso ad una casa, il ritratto di una Madonna alla quale si attribuivano un numero impressionante di miracoli. Il fenomeno assunse proporzioni così elevate che papa Clemente VIII fu quasi costretto ad edificare una chiesa nel luogo oramai meta di numerosi pellegrini in cerca di guarigioni miracolose. Una prima costruzione della chiesa e dell'annesso convento si ebbe all'epoca dei miracoli, ossia nel 1593, su progetto di Francesco Capriani da Volterra per volere dei Carmelitani Scalzi (che tuttora la officiano), ma, a causa di una serie di contrattempi (tra cui anche la morte del Capriani), i lavori terminarono soltanto nel 1610 ad opera di Girolamo Rainaldi.(nella foto 2), la più antica farmacia di Roma giunta integra fino ai nostri giorni. Originariamente istituita per le necessità dei frati, che coltivavano nell'orto le piante medicinali necessarie alla loro salute, alla fine del Seicento fu aperta a tutti e divenne così famosa che vi ricorrevano anche principi, cardinali e perfino i medici dei pontefici. Nell'atrio e sulla porta d'ingresso vi sono ancora i ritratti di fra' Basilio della Concezione, farmacista del Settecento che consolidò la fama dell'esercizio inventando celebri medicamenti come l'acqua antipestilenziale e quella contro l'isterismo. Le maioliche colorate, i vasi, le bilance, gli alambicchi di distillazione, i mortai sono quelli originali, mentre sono del Settecento l'arredamento, le scaffalature, le vetrine ed il bancone. Tra i cimeli più singolari vi è il vaso della theriaca, un farmaco inventato da Andromaco, medico di Nerone, composto di 57 sostanze diverse fra cui carne di vipera maschio, considerata un infallibile antidoto contro i veleni; inoltre, vi è un rarissimo erbario, Trattato delli semplici, attribuito allo stesso fra' Basilio. Sulle ante degli armadi vi sono ricordate alcune visite celebri come quella di Vittorio Emanuele I, avvenuta il 27 ottobre 1802. Chiesa e convento furono adibiti, durante la Repubblica Romana del 1849, ad ospedale: qui vi morì Luciano Manara ed il moro seguace di Garibaldi, Andrea Aguyar.

mercoledì 22 giugno 2011

Via di S. Dorotea


La via è dedicata alla chiesa che qui sorge (nella foto sopra), anche se la sua dedica completa è ai Ss.Dorotea e Silvestro, come indicato anche sull'iscrizione sopra il portale: OMNIPOTENTI DEO IN HONOREM SS. SYLVESTRI PAPÆ AC DOROTHEÆ VIRGINIS ET MARTYRIS. La chiesa è di origini assai antiche, probabilmente della fine dell'XI secolo, anche se allora il suo nome era S.Silvestro ad portam Septimianam, per la sua vicinanza alla porta Settimiana. La dedica a S.Dorotea fu aggiunta nel Cinquecento, quando vi fu inumato il corpo della santa decapitata in Cesarea di Cappadocia sotto l'imperatore Diocleziano (III-IV secolo). L'attuale edificio fu costruito, con l'annesso convento, tra il 1750 e il 1756 dall'architetto Giovan Battista Nolli, ben più famoso per la sua importantissima pianta di Roma. La concava facciata della chiesa è inquadrata da quattro grandi paraste che sorreggono un piccolo attico ed un grande timpano ribassato; l'interno è ad una navata con sei altari laterali ed una profonda abside. Ai piedi dell'altare maggiore vi è conservata la salma del Nolli, mentre sotto l'altare vi è quella di S.Dorotea. La parte centrale della navata è coperta da una volta molto allungata a pianta ottagonale: quattro larghi costoloni la dividono in altrettante sezioni decorate da Giacinto Bocchetti nel 1931 con episodi della Vita di S.Dorotea e di altri santi francescani. Della struttura esterna emerge soltanto l'alta lanterna cilindrica, coperta con un tetto di tegole, su cui si aprono quattro finestre ad arco. In questa chiesa fu fondata nel 1497 la Compagnia del Divino Amore che, fra le altre generose iniziative, creò l' Ospedale degli Incurabili. Interessante notare che nelle stanze attigue alla sagrestia S.Giuseppe Calasanzio, nel 1597, istituì la prima scuola popolare gratuita d'Europa, come ricordato sulla lapide apposta sul portale laterale: L'ATTIGUA CHIESA FERVIDE ACCOLSE LE PREGHIERE E ASSIDUI I VOTI DI S.GIUSEPPE CALASANZIO MENTRE QUESTA CASA PARROCCHIALE OSPITAVA NASCENTI LE SUE SCUOLE PIE DA LUI PER LA PRIMA VOLTA NELL'AUTUNNO DEL 1597 APERTE QUI AI FIGLI DI TUTTO IL POPOLO PRECORRENDO I TEMPI CON INTUITO SAPIENTE DI CRISTIANO BENEFATTORE - I PADRI E GLI EX ALLIEVI DELLE SCUOLE PIE NEL 350° POSERO - 27 NOVEMBRE 1947. Vogliamo ricordare che S.Dorotea era una di quelle chiese alle porte delle quali era uso affiggere, fino al 1870, gli elenchi dei non adempienti al precetto pasquale. La via custodisce anche una casa quattrocentesca (nella foto 1), situata al civico 20, ad angolo con via di Porta Settimiana, con una caratteristica finestra incorniciata da un arco a sesto acuto riccamente decorato: la tradizione vuole che questa fosse la casa della Fornarina, figlia di un fornaio che lavorava nella bottega del piano terra, dove una colonna d'epoca romana, lasciata a vista, mostra le tracce di un antico portico. La Fornarina, sempre secondo la tradizione, sarebbe stato il soprannome della bella Margherita Luti o Luzzi, la quale si affacciava proprio da quella finestrella ad arco per salutare il suo celebre amante, ovvero Raffaello Sanzio, che la immortalò in vari suoi affreschi, tra i quali probabilmente il più famoso è proprio laFornarina, conservato nella Galleria Nazionale di Arte Antica di palazzo Barberini. La tradizione collega alla famosa Fornarina altre due case: una nella vicina via del Cedro e l'altra a via del Governo Vecchio, per cui diventa davvero difficile discernere la verità dalla leggenda: l'unica conferma sembra essere il ritiro della bella Margherita nel monastero diS.Apollonia.

lunedì 20 giugno 2011

S. Giovanni della Malva




La chiesa di S.Giovanni della Malva è molto antica: menzionata nel XII secolo in una bolla papale di Callisto II con il nome diS.Johannis prope portam (ovvero in prossimità della porta Settimiana) come filiale di S.Maria in Trastevere e nel XIV secolo come S.Johannes ad Janiculum (ossia presso il Gianicolo), rimane invece incerto il toponimo attuale: secondo alcuni si riferisce alle piante di malva che crescevano tra le fessure dell'edificio, secondo altri ad una famiglia Malva che avrebbe vissuto nelle vicinanze. In occasione del Giubileo del 1475 papa Sisto IV la fece restaurare perché la contemporanea costruzione di ponte Sisto pose la chiesa lungo il percorso che conduceva i pellegrini, con il successivo tracciato della via Sancta, al Vaticano. Purtroppo nei secoli successivi la chiesa fu progressivamente abbandonata tanto che nel 1818 venne presa la decisione di demolirla: nel 1851 fu ricostruita ex novo, per volontà dei duchi Grazioli, dall'architetto Giacomo Moraldi. L'antica chiesa a tre navate venne così sostituita dall'attuale a croce greca con cupola semisferica: sull'atrio, separato dalla chiesa da due colonne corinzie, si trova la cantoria. La decorazione interna è affidata ad alcune tele risalenti al Settecento e all'Ottocento, che sostituirono quelle più antiche, andate purtroppo distrutte: sull'altare maggiore è situata una pala raffigurante la Vergine tra i Santi Giovanni Battista ed Evangelista, di autore ignoto. La facciata si presenta a tre ordini verticali: su quello centrale, sopra il portale d'ingresso, è situato un bassorilievo anch'esso raffigurante la Vergine con S.Giovanni Battista e S.Giovanni Evangelista, mentre sui due ordini laterali si trovano due bassorilievi con i simboli iconografici dei due santi, un agnello per S.Giovanni Battista ed un'aquila per S.Giovanni Evangelista. Sull'architrave si trova l'epigrafe DEO SACR IN HONOR DEIP IMMACVL ET SS IOAN BAPT ET EV, mentre al centro del timpano triangolare che conclude la facciata è situato lo stemma dei Grazioli. Dal 1° agosto 2004 la chiesa è la sede della Comunità albanese a Roma.



Piazza Trilussa



Sulla sponda destra del Tevere, proprio di fronte a ponte Sisto, si apre piazza Trilussa (in passato denominata piazza di ponte Sisto) con la bellissima fontana commissionata da Paolo V Borghese agli architetti Van Santen (detto il Vasanzio) e Giovanni Fontana: è la seconda mostra dell' Acqua Paola, ossia dell'antico acquedotto Traiano, a seguito del prolungamento della sua canalizzazione per alimentare, oltre ai rioni di Trastevere e Borgo, anche quelli di Regola e Ponte.
Originariamente la fontana era situata dalla parte opposta del fiume, sullo sfondo di via Giulia, addossata all'edificio denominato dei Centopreti: la foto 1, risalente al 1879, ci mostra la fontana nel suo luogo originario, affiancata dai due portali, entrambi demoliti, realizzati da Domenico Fontana nel 1587 ed appartenenti all' Ospizio dei Mendicanti o dei Centopreti. La fontana, trasferita in questa piazza nel 1898, in seguito alla costruzione dei muraglioni del Tevere, è costruita con un muro di blocchi di travertino; il bell'arco è racchiuso tra colonne e piloni a bugnato liscio e risale al 1613. I basamenti delle due colonne sono decorati con draghi, simbolo araldico della famiglia Borghese. In alto, la composizione è chiusa da un frontone con un'iscrizione, sormontata dal grande stemma di casa Borghese. L'acqua fuoriesce dalla sommità dell'arcata e, sotto forma di zampillo, dalle bocche dei draghi. Sulla piazza è situato il monumento commemorativo che le dà il nome, quello del grande poeta romanesco Trilussa (nella foto 2), al secolo Carlo Alberto Salustri, nato a Roma nel 1871 ed ivi morto nel 1950. La sua misura caratteristica fu l'apologo breve, la favoletta lineare, una poesia ironica ed al tempo stesso semplice e moderata. La statua in bronzo fu realizzata dallo scultore Lorenzo Ferri e l'inaugurazione avvenne il 21 dicembre 1954. Accanto alla sua immagine è riportata una sua poesia, "All'ombra", scelta, probabilmente, perché più delle altre rispecchia il moralismo, l'arguzia aperta e cordiale, che nasconde un'ombra di disprezzo verso le vicende umane, di questo grande personaggio: "Mentre me leggo er solito giornale spaparacchiato all'ombra d'un pajaro, vedo un porco e je dico: - Addio, majale! vedo un ciuccio e je dico: - Addio, somaro! Forse 'ste bestie nun me capiranno, ma provo armeno la soddisfazzione de poté dì le cose come stanno senza paura de finì in priggione". La traduzione, se serve, è questa: "Mentre mi leggo il solito giornale sdraiato all'ombra di un pagliaio vedo un porco e gli dico: - Addio, maiale vedo un asinello e gli dico: - Addio, somaro! Forse queste bestie non mi capiranno ma provo almeno la soddisfazione di poter dire le cose come stanno senza paura di finire in prigione". 

domenica 19 giugno 2011

Musei aperti tutti i sabati dalle 20 all'una

Di giorno fa troppo caldo e non c’è tempo neanche per una pausa pranzo. Figuriamoci per visitare un museo. Andiamoci dopo mezzanotte, allora, magari al fresco, per una immersione cultural-romantica da provare in coppia. Quando? Dal 25 giugno fino alla metà di settembre, tutti i sabato; apertura dalle 20 all’una. Per i ritardatari si consiglia di presentarsi all’ingresso entro mezzanotte. Torna così “Musei aperti di notte”, la proposta estiva di Roma Capitale. Non solo visite nei diciannove musei del circuito comunale - dai Capitolini ai Mercati di Traiano, dai due Macro al recentissimo museo della Repubblica romana - ma anche spettacoli di teatro, danza e concerti dal vivo per “Roma in scena”. Due modi diversi, quindi, per vivere “fuori orario” la cultura e si suoi spazi al costo di un unico biglietto. Un’idea che potrebbe essere ripetuta, secondo Dino Gasperini, assessore capitolino alla Cultura, anche dopo il periodo estivo. Al Museo di Roma in Trastevere, la Cuba di Che Guevara e quella tutta “italiana”, recentemente inaugurate, saranno visitabili in…nero, attraverso il Trastevere noir festival (dal 5 al 9 luglio), dove sono attesi pezzi da novanta della pagina scritta come De Cataldo, Carofiglio e Veronesi.

sabato 18 giugno 2011

Cesare Pascarella

Cesare Pascarella (Roma, 28 aprile 1858Roma, 8 maggio 1940) è stato un poeta e pittore italiano.


« Sonetti in dialetto romanesco, originali, - che dopo il Belli pare impossibile, - ha trovato modo di farne Cesare Pascarella... ...In questi di Villa Gloria il Pascarella solleva di botto con pugno fermo il dialetto alle altezze epiche »  G. Carducci 




 
La nota caratteristica della sua personalità è l'irrequietezza: dopo il viaggio in Sardegna del 1882 con D'Annunzio e Scarfoglio alla scoperta di un mondo considerato misterioso ed arcaico, continua a viaggiare moltissimo (India, Giappone, Stati Uniti, Cina, Argentina, Uruguay), annotando nei suoi Taccuini disegni e osservazioni acute e caustiche. Tuttavia l'uomo è profondamente legato alla sua città, scenario privilegiato di molte sue opere, e abitò per tutta la vita in Campo Marzio, tra via dei Portoghesi, via dei Pontefici all'Augusteo, via della Scrofa, via Laurina, via del Corso.
Già prima della grande guerra, attorno al 1911, l'insorgente sordità, una sua nativa inclinazione alla solitudine e probabilmente la crescente consapevolezza di essere ormai uomo di un'altra epoca, definitivamente tramontata, portano Pascarella a sottrarsi del tutto alla mondanità letteraria romana.
Muore a Roma l'8 maggio 1940, in solitudine.

- da La Scoperta de l'America

Vedi noi? Mò noi stamo a fà bardoria:
Nun ce se penza e stamo all'osteria...
Ma invece stamo tutti ne la storia.

- da Storia nostra: La fondazione di Roma

A queli tempi lì nun c'era gnente...
La poteveno fa' pure a Milano,
O in qualunqu 'antro sito de lì intorno.
Magara più vicino o più lontano.
Potevano; ma intanto la morale
Fu che Roma, si te la fabbricorno,
La fabbricorno qui. Ma è naturale,
Qui ci aveveno tutto: la pianura,
Li monti, la campagna, l'acqua, er vino...
Tutto! Volevi annà in villeggiatura?
Ecchete Arbano, Tivoli, Marino.
Te piace er mare? Sorti de le mura,
Co' du' zompi te trovi a Fiumicino.
Te piace de sfoggia' in architettura?
Ecco la puzzolana e er travertino.
Qui er fiume pe' potecce fa' li ponti,
Qui l'acqua pe' poté fa' le fontane,
Qui Ripetta, Trastevere, li Monti...

da La scoperta dell'America

Si ar monno nun ce fosse er matrimonio, | Ma sai si quanta gente sposerebbe!

Fabio Fontanella e le sue Facce da Libro


Da Mishima a Pasolini, dalla Merini alla Sontag, da Hemingway a Palanhiuk, sono 22 i ritratti che Fabio Fontanella, illustratore con base a San Lorenzo, espone dal 22 giugno alla Libreria Minimun Fax in via della Lungaretta 90/e, a Trastevere, a Roma.

Fabio Fontanella e le sue Facce da Libro